“l’uomo deve prendere in mano lui tutto quello che Dio ha fatto”

Ma perché Dio dà valore al piccolo gesto, all’istante che passa, quando l’uomo cerca di esprimersi?Perché l’uomo è rapporto con Sé. Dicevamo altre volte che tutto il cosmo giunge a un certopunto di evoluzione o di qualificazione, in cui diventa autocoscienza: si chiama «io» quel punto.L’io è l’autocoscienza del mondo, del cosmo, di sé. E allora il cosmo, realmente come è, è la disposizione del contesto in cui il rapporto con Dio vive, il rapporto col Mistero vive.

Perciò, capite che parlare di lavoro è una cosa veramente interessante, se per lavoro intendiamo quello che noi non possiamo non intendere (eppure non l’intendiamo neanche un po’, la maggior parte di noi, tutti i giorni!).

Il lavoro è una cosa grande, come la piccola realtà dell’uomo che dice: «Signore, che cosa è mai l’uomo perché tu te ne rammenti, te ne ricordi?». In mezzo a tutte le bestie e le bestioline del cosmo, l’uomo è come un centesimo, un millesimo, un decimillesimo delle bestiole che ci sono in ogni ambito. Ma la grandezza dell’uomo – l’onore e la gloria dell’uomo – dipende dal fatto che l’uomo, il singolo uomo, è rapporto con l’infinito; e per vivere ciò chel’uomo è, per realizzare la sua persona – perché la felicità è la finale di questo processo: la penetrazione dell’eterno è questo processo – l’uomo deve prendere in mano lui tutto quello che Dio ha fatto.

Giussani Luigi , Che cos’è l’uomo perché te ne curi? – San Paolo 2000

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