Certo Benigni non è un teologo, come non lo sono io, ma riuscire a tenere incollati allo schermo 8, 9 milioni di spettatori su un argomento così scontato e, in gran parte sconosciuto, come i Dieci Comandamenti, non dicendo delle eresie, ma mostrandone tutta l’attualità e pertinenza con la vita di ogni giorno, è davvero un’impresa, un dono che sorprende.
A me ha colpito moltissimo la sua capacità di stupirsi, di commuoversi davanti alla bellezza che da laico riusciva a cogliere. Ed io che sono cattolica devo dire che ho riimparato da lui lo stupore e la meraviglia.
Perché “solo lo stupore conosce“.
Credo inoltre che pochi tra quelli che l’hanno ascoltato conoscessero davvero l’argomento e quindi gli sono grata perché chi ha sentito e visto quel monologo incalzante, in cui ha messo tutto se stesso, ora sa di che si tratta quando si parla dei Comandamenti e sa che sono qualcosa che, iscritta nel cuore dell’uomo, può rendere la vita non solo più vivibile, ma bella e gustosa. Perché ciascuno ha il diritto e il dovere di cercare la felicità nascosta sotto forma di desiderio infinito, nei meandri del nostro cuore.
Tra i tanti commenti di oggi sull’evento mi ha colpito l’articolo de Il Sussidiario di cui consiglio la lettura