Credo di aver capito perché don Giussani non amasse la personalizzazione, atteggiamento analogo a quello che i santi chiamavano nascondimento o modestia. In realtà credo che per lui non si trattasse di semplice modestia, ma di un pericolo molto concreto per ciascuno di noi, il pericolo dell’ipse dixit che è utilizzato spesso è per dirimere le controversie evitando di fornire ragioni adeguate e personali. Si, perché spesso noi affidiamo la persuasività della nostra opinione a certe sue parole, come tutti fanno affidandosi a slogan, dando per scontato ciò che invece è solo formula almeno per noi che il più delle volte non l’abbiamo sperimentato personalmente. Ecco perché i discorsi e le belle parole non sono persuasivi: abbiamo bisogno di testimoni credibili perché hanno fatto esperienza personale di quello che dicono. Persino gli esempi più belli e luminosi di bontà riportati con ammirazione, se non sono un orizzonte di vita per chi li propone, lasciano assolutamente indifferente chi ascolta.
Questo perché? Perché se quello con cui veniamo a contatto, parole, eventi, o qualsiasi cosa se non diventa esperienza che abbiamo vissuto o che vogliamo vivere per una verifica della bellezza di ciò che ci affascina, è puro sentimentalismo e non ci cambia di un millimetro.
Amiamo molto discutere, dire la nostra su tutto e su tutti, ma la vita va da un’altra parte. Così la vita concreta in famiglia, al lavoro, con i vicini, nei rapporti quotidiani, diventa un mare di lamenti e recriminazioni. Manca la verifica personale nella nostra esperienza della bellezza che ci emoziona e che invece rischia di diventare un’arma per chiudere la bocca ad eventuali contestatori.
factum2
/ aprile 29, 2014Bello questa riflessione, anch’io sento cose simili e faccio l’esame di coscienza o come giussanamente si direbbe guardare l’io in azione, cosa che non è più alla moda, perchè non si vuole guardare l’io.
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annavercors
/ aprile 30, 2014Il segreto per conoscere bene se stessi è vedere l’io in azione. Cioè: non dire: io in questa occasione farei così e così; ma guardare la propria vita e constatare che in quella certa occasione io faccio in un certo modo (e valutare se è giusto o sbagliato). Questo ho sempre detto ai miei alunni.
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