“Avere il centuplo nella vita di tutti i giorni… questa è una cosa che mi interessa”

 

Ultimamente sto riflettendo con alcuni miei amici sull’utilità e la necessità che tutta la vita sia rapporto con l’Eterno, per la nostra gioia perché nel rapporto personale con Lui veniamo immersi nella sua stessa gioia trinitaria. In questa riflessione mi sono stati di grande aiuto gli appunti dell’ultimo collegamento video sull’argomento. Da essi copio i passaggi che più mi hanno aiutato e credo aiutino anche altri.

Da una domanda:

che differenza c’è tra il servizio come senso del dovere e il servizio come dono di sé, perché è esperienza di tutti i giorni che di fronte a tutte le richieste della giornata, dei figli, del marito, del lavoro, le mille cose da fare e da ricordare, io ho l’impeto e mi sento in dovere di rispondere a tutto e di fare le cose giuste e bene. Ma questo man mano, con la stanchezza eccetera, mi soffoca. Allora il mio senso del dovere, che come buona moglie e buona madre mi imporrebbe di rispondere a chi ho davanti, mi angoscia, poi mi fa sentire in colpa per tutta la mia inadeguatezza, il mio non aver fatto ciò che avrei dovuto e nel modo giusto. Leggendo invece questo capitolo (stiamo riflettendo sul cap. 8 di “All’origine della pretesa Cristiana”) capisco bene come Cristo è venuto a cambiare questo modo di servire il tutto, a mostrarmi la verità, il significato e la profonda convenienza umana come via e possibilità di avere il centuplo nella vita di tutti i giorni, e questa è una cosa che mi interessa. Allora vedo che c’è un consumarsi che porta alla pace e un consumarsi che porta esattamente all’opposto, all’angoscia. In che cos’è che si distingue? Io intuisco che il senso del dovere è rispondere a tutto moralisticamente, mentre il dono di sé è rispondere al tutto in un rapporto reale, concreto, con Cristo; per vorrei capirlo bene, perché per me sarebbe un delitto pensare di appiccicare l’etichetta “per Cristo” a quel che devo fare, neanche un pomeriggio reggerei!

 

Dalla risposta

…se alle provocazioni del reale che dobbiamo fronteggiare noi rispondiamo moralisticamente o rispondiamo come dono di sé, cioè in rapporto con qualcuno, con Cristo. Ma che cosa vuol dire in rapporto con Cristo? Vuol dire che io vivo ogni circostanza come la possibilità non di chiudere moralisticamente la vicenda, ma di spalancarmi a ciò attraverso cui il Mistero mi raggiunge, che è la circostanza. Tu hai detto che nel libro è descritto come conveniente umanamente. Il dono di sé ci conviene, e uno capisce benissimo quando fa le cose perché ama la persona con cui si è sposata o soltanto perché ha il dovere di sposa di farlo. Qual è il test? Quando cominci a pensare i compiti come un dovere, perché tutto era lo stesso dall’inizio, ma all’inizio tutto era visto come la possibilità di un rapporto e di dire alla persona amata: il mio amore arriva fino a questi dettagli. Era il contrario del moralismo. In che cosa si vede la differenza? Nella riduzione che noi facciamo della realtà, se per noi la circostanza è semplicemente qualcosa da sopportare o da fare moralisticamente, o la circostanza è un’occasione di entrare in rapporto. Per me questo è stato una svolta decisiva, perché tante volte quel che tu hai detto capitava a me; invece incontrando il movimento ho incominciato a vivere queste circostanze come la possibilità di un dialogo con Cristo, come tu dici, come la possibilità che mi offre adesso di dire “sì” liberamente, come scaturendo dalla sorgente ora, come tu potresti desiderare di dirlo alla persona che ami o ai tuoi figli. Questo è quel che cambia, non perché cambia la difficoltà di ciò che devo fare: cambia la natura di quel che faccio, perché la natura di quel che faccio o è soltanto dovere moralistico oppure è l’opportunità offerta a me ora di dire “sì” liberamente a un Altro. E questo fa la differenza. Se è dovere moralistico, soffochiamo, prima o poi, perché cercare la soddisfazione soltanto in un dovere moralisticamente inteso soffoca; mentre spalancare tutta l’ampiezza della domanda, tutta l’ampiezza del desiderio, tutta la misteriosità della realtà fa respirare, fa respirare!

(…)

l’io è rapporto; e se uno non vive ogni cosa dentro questo rapporto, soffoca. Invece se ogni realtà, ogni circostanza è vissuta come la possibilità di un rapporto, allora si spalanca. E se uno comincia a rendersi conto che attraverso questo il Mistero ti ridesta costantemente e ti chiama a rispondere, non sempre tutto è piacevole, ma ti rilancia; se uno non vede tutte queste sfide, come quella che stiamo vivendo adesso, come occasione di presa di coscienza di sé, del ridestarsi di sé, non vede la convenienza umana, non vede più il centuplo.

Lascia un commento

4 commenti

  1. Vi sono emozioni speciali, legate al donare, senza desiderare nulla in cambio… Mi capita spesso, di donare qualcosa di così contaggioso, gratuito, modesto e meraviglioso. Un sorriso…
    Non sono così informata su quanto riporti nei tuoi testi, certamente molto interessanti, ma a volte risultano essere per degli “insider”…
    Mio figlio si sta preparando per la cresima e trovo molti spunti di discussione su ciò che racconta il prete del nostro piccolo paese…
    Le discussioni che nascono dal sapere che noi seguiamo la fede cristiana parallelamente al sentiero buddhista! Ma è così bello vedere che molte parabole e parole di Gesù, si ritrovano nel dharma del Buddha, quindi sorge da sé la consapevolezza che anche Lui quale essere illuminato, ha seguito lo stesso Sentiero…

    "Mi piace"

    Rispondi
    • Grazie!
      Lo sai che don Giussani era amico dei monaci buddisti del monte koya innamorati del canto napoletano pieno di nostalgia:

      Ciao! buona giornata!

      "Mi piace"

      Rispondi
    • Neoyogin

       /  aprile 4, 2014

      In realtà negli anni in cui la vita di Gesù non è raccontata nei Vangeli, si scopre che Gesù viaggiò in India e Tibet, acquisendo la conoscenza dell’insegnamento del Buddha per poi tornare con l’intento di presentarsi come il Messia ebraico per spazzare via le falsità e l’ortodossia nell’ebraismo e della sua casta sacerdotale. Ma purtroppo fallì nel suo proposito finendo in croce e gli ebrei tentarono in tutti i modi di dimenticare Gesù e quello che gli avevano fatto. Da questo fallimento nacque un’altra assoluta e falsa dottrina ortodossa il Cristianesimo che tanto male ha fatto all’Uomo nei secoli a venire.

      Arriverà il giorno cui dovremmo scegliere se continuare a credere alle falsità cristiane con tutte le manipolazioni dottrinali delle Chiese e dei suoi Ministri oppure abbracciare e sperimentare la Verità nell’insegnamento del Buddha.

      Questa scelta determinerà il destino dell’umanità.

      "Mi piace"

      Rispondi
      • A me non ha fatto male il cristianesimo fondato da Gesù morto in croce per me e per tutti e poi risorto. Non conosco gli insegnamenti di Budda nè per il momento mi interessano in quanto dentro il Cristianesimo di Gesù ho trovato il segreto della felicità. Ho un’età e un’esperienza tale per cui seguo solo che percepisco come vero, bello e buono e penso che ciascuno sia libero di cercare la felicità. Se qualcuno l’ha trovata nel Buddismo la segua, ma non impedisca ad altri altre vie.

        "Mi piace"

Scrivi una risposta a Neoyogin Cancella risposta