
Se non desideri il destino per la tua ragazza, se non desideri il destino per il tuo ragazzo… ma che fate?
cosa siete?
Allora – capite – si apre il varco, si spalanca quel vuoto che le parole di stamattina riempiono, perché non siete degni di altre parole! Ma cosa fate insieme?
Perché vi mettete insieme?
Che parola dici quando dici «tu»?
quando pronunci il nome della tua compagna, del tuo compagno? quando ci pensi, quando l’immagini, quando immagini il domani?
Cosa siete? Niente!
Se non è niente l’uomo in rapporto con la donna, allora capisco che tutto è niente!
Perché è grande – Dio, come è grande! – l’uomo, il giovane, il ragazzo quando guarda la sua ragazza, mentre lei non lo vede, perché sta andando via, la guarda e sente il meglio di sé venire a galla: gli viene la commozione, gli viene – dicevamo una volta questa estate – un’adorazione.
Giusto !
Perché quel volto è il simbolo di Colui che ci ha fatti per Sé, cioè per la felicità, è simbolo del nostro destino, che è la nostra felicità, che è la bellezza, come ha capito Leopardi nell’inno Alla sua donna, che è la verità, come aveva capito sant’Agostino, e si è convertito per questo: Quid est veritas ? Che cosa è la verità? Un uomo! Vir qui adest. Un uomo che è qui presente, sperimentabile: direttamente o nell’uomo che Egli cambia, nel santo, nell’uomo che cambia e, ti auguro, nell’amico che hai di fianco.