Una certa mediocrità diffusa – e riscontrabile nell’assenza di idee originali, di sperimentazioni, di coraggio di andar controcorrente o di generatività reale, può esser scambiata per povertà di spirito.
Può accadere, nei periodi di crisi, che la pletora dei luoghi comuni, la nebbia di pensiero pigro, il dolciastro della devozione, coprano la mediocrità come un collo di piume, un corpetto riempito a malapena da forme un po’ cascanti, cercando di camuffare una certa stasi neuronale. I mediocri sono spesso acerrimi nel detenere il pezzetto di patetico potere che hanno, e scimmiottano modi da grandi uomini diventando patetici senza accorgersene.
La povertà di spirito non coincide con la povertà di argomenti. E un grande amore mobilita nel profondo e anche in superficie, ma senza che questo sia stupida e vana agitazione. Chi ha spirito grande sperimenta la povertà di spirito come infanzia ritrovata, semplicità e mortificazione. Chi ha uno spirito mediocre spaccerà la sua aridità come povertà. Ma sarà solo un altro modo per ingannar se stessi. E un poco anche gli altri.
dr