… tante volte – dice don Giussani – il «nostro impegno di vita su problemi sociali, culturali e politici» è vissuto «in modo divaricante e divaricato rispetto ad una esperienza cristiana viva, autentica.
Mentre l’impegno nei problemi sociali, culturali e politici dovrebbe essere l’espressione di questa esperienza appassionata di vita. È molto facile invece che questo impegno generi un clima che logora l’attenzione a quella esperienza e si affermi in contrasto con essa, quasi emarginandola, quasi soffocandola.
Oppure spesso chi desidera vivere un’esperienza di vita cristiana autentica afferma questa volontà […] in contraddizione con l’impegno di quei problemi.
L’un caso e l’altro sono la doppia faccia di uno stesso grave errore».
Attivismo o intimismo: a dominare non è più l’Avvenimento che si impone e cambia la percezione di noi stessi, generando uno sguardo nuovo e una passione nuova verso tutto.
Vediamo come Giussani ha instancabilmente smascherato la tentazione di ridurre la natura del cristianesimo: «L’analisi del disagio della
situazione in cui versiamo [storicamente era il 1976, ma è anche il 2013, il nostro “oggi”] che voglio compiere è puramente metodologica e non recriminatoria, è un aspetto del giudizio che ci fa ripartire».
Siamo sempre esposti a questa riduzione, perciò don Giussani ha continuamente giudicato, corretto, richiamato; implacabilmente, senza tregua.
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