Al cuore della Fede di J. Ratzinger, Rizzoli, pag 121 e ss:
228
Quando si leggano con serietà le parole del Discorso della montagna, si fa esperienza di ciò che succede a una persona che passa dall’apologetica di un atteggiamento fazioso alla realtà. Il netto contrasto tra bianco e nero, nel quale si è abituati a inquadrare le persone, si tramuta nel grigiore di una ambiguità generale. Emerge con chiarezza come,nel mondo degli uomini, non ci sia alcun bianco-nero e come, nonostante l’ampia scala delle sfumature, tutti si trovino, in un modo o nell’altro, nell’ambiguità.
229
Quante volte si sente dire: basterebbe un briciolo di buona volontà, perché tutto diventi bello e buono nel mondo. Ed è vero, il briciolo di buona volontà basterebbe realmente, ma la tragedia dell’umanità sta proprio nel fatto che essa non ne ha la forza.
(…)
231
(…) la riflessione sulla “giustizia” dell’uomo diventa rimando alla giustizia di Dio, la cui sovrabbondanza ha nome Gesù Cristo. Egli è la giustizia di Dio che supera il dover-essere, che non calcola, ma è veramente sovrabbondante, è il “tuttavia” del suo amore più grande, grazie al quale Egli sopravanza infinitamente il fallimento dell’uomo.
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Cristiano è piuttosto colui che ha la consapevolezza di vivere, dovunque e comunque, innanzitutto dei doni che ha ricevuto; colui che sa che la vera giustizia può stare unicamente nell’essere sua volta un donatore, simile al mendicante che, grato per quanto ha ricevuto, ridistribuisce con generosità agli altri.