Un famoso ateo del secolo corso diceva che quanto scritto nel Vangelo gli andava benissimo. Ma se poi vedeva i cristiani, tristi e arrabbiati, lamentosi, mugugnanti, presuntuosi come tutti gli altri, gli passava la voglia di prendere sul serio il Vangelo.
Credo non sia necessario risalire al secolo scorso per trovare cristiani così: purtroppo lo siamo diventati quasi tutti, per via della cultura dominante che ha fatto del nichilismo relativista e presuntuoso la bandiera non più nemmeno nascosta della propria vita.
Ecco perché il buon Dio, che ha pietà di ciascuno di noi ci ha mandato un Papa che, come Francesco che prendeva il Vangelo sine glossa e lo metteva in pratica, conosce il Vangelo, la tradizione ecclesiale, la teologia e abolisce il dualismo tra il professare a parole una fede e il metterla in pratica in tutta la sua bellezza. La bellezza e la gioia che ieri più volte, durante l’omelia per la Messa, Papa Bergoglio ha evocato, proprio come faceva il grande e umile Papa Benedetto che ha reso possibile, come il chicco di grano che se non muore non dà frutto, la venuta tra noi di Papa Francesco. Un Padre che ogni giorno di più ci colma di stupore per la saggezza sempre nuova eppure antica che vive e testimonia; e il cuore dell’uomo, di ogni uomo, ne resta affascinato.
Il più recente messaggio è proprio quello che smuove la radice del cuore dell’uomo, fatto per sperare contro ogni speranza
L’uomo, la donna , i giovani … tutti abbiamo nel cuore questa radice di speranza che riconoscevano anche gli antichi; ma la mentalità dominante vuole uccidere la speranza che è come uccidere l’umanità di ciascuno per trasformarci in bestie senza ragione.
Ma il nostro Papa grida con tenerezza: «Non siate mai uomini e donne tristi, non lasciatevi rubare la speranza»