L’antefatto.
Don J. Carròn scrive a Repubblica una lettera «Chi è mai Cristo per il Papa, per generare un simile atto di libertà?» e Scalfari gli risponde innescando un processo dialettico che sembra dialogo in funzione della verità, ma in realtà è solo pretesto per dimostrare ciascuno la propria superiorità logica dialettica. Ma l’uomo di oggi ha bisogno di parole soltanto o ha bisogno di qualcos’altro? Si accontenta di un piccolo trionfo dialettico o forse questo in fondo in fondo non gli basta?
Ecco perché mi piace la lettera mandata a Tempi dal mio amico Gianni:
Carissimi amici di Tempi,
la vostra analisi dell’articolo di Eugenio Scalfari sulla rinuncia di Benedetto XVI è precisa e puntuale, non ci sarebbe di meglio, non c’è di che dire! A me però non convince, voi alle analisi di Scalfari rispondete con altrettante analisi e ciò non porta lontano, temo anzi che inneschi solo un meccanismo di reazioni e controreazioni, di cui ci stancheremo presto tutti. Nulla da obiettare sulle vostre analisi, sono perfette, a me colpisce che Scalfari abbia scritto di aver letto con interesse l’articolo di Julian Carron sulla scelta di Papa Ratzinger. A me è questo che mi piacerebbe approfondire, che Scalfari abbia provato interesse per ciò che ha scritto Julian Carron mi sembra valga molto e molto di più che le sua analisi e la sua dichiarata presa di distanza. Se potessi è questo che chiederei a Scalfari, ma da dove le è venuto questo interesse, sì a lei che tiene sempre in mano la situazione che cosa ha suscitato interesse? E’ questo lo spiraglio decisivo di oggi, che Scalfari abbia sentito un trasporto verso il giudizio di Julian Carron, sarebbe interessante andarvi a fondo. Io questo chiederei a Scalfari, contrapporre alle sue analisi altre analisi a che serve? A nulla a incrementare la dittatura delle interpretazioni dietro cui Scalfari si nasconde, mentre Benedetto XVI con il suo gesto ha indicato una strada del tutto nuova, ha insegnato in primis a noi cattolici che la dittatura del relativismo non la si vince con la dialettica, ma con uno sguardo d’amore.
Grazie
Gianni Mereghetti
Insegnante