Se tra Stato e privato serve l’uomo

Da Tracce un contributo di di Paolo Perego

09/11/2012 – «Superare la crisi senza sacrificare nessuno». Su questo tema martedì 6 novembre si sono confrontati il sindaco di Milano e Giorgio Vittadini. Per arrivare alla persona e allo sviluppo, «che ha un incomprimibile fattore»…

  • Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia.Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia.

Ci sono cresciuti entrambi a Milano, figli del boom economico. Presi dentro prima dal Sessantotto e poi nelle turbinose battaglie politiche degli anni Settanta. Quindi gli anni 80, quelli della crescita, e il periodo di Tangentopoli. Fino ad oggi, ancora in prima in linea. Allo stesso tavolo a parlare di crisi e speranza, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, e Giuliano Pisapia, sindaco di Milano. È successo durante l’incontro organizzato dal Centro Culturale di Milano martedì scorso: «Superare la crisi senza sacrificare nessuno», un titolo che riprende quello del libro di Vittadini già presentato al Meeting di quest’anno, come spiega Sergio Luciano, giornalista diPanorama, chiamato a moderare l’incontro e ad interloquire coi relatori.
Parole come bene comune, sussidiarietà, ruolo delle istituzioni. «Basta aprire poco la porta per vedere quanto certe opere fanno di utile per la città», dice Luciano. Così nella sala di Via Sant’Antonio, a due passi dal Duomo, c’è spazio anche perché due di queste realtà si raccontino. La Comin, per esempio, la prima cooperativa lombarda, che dal 1975 si occupa di assistenza ai minori e di affido. E poi Portofranco, lo spazio di aiuto allo studio fondato e mantenuto da centinaia di volontari, ormai arrivato al dodicesimo anno di vita. Cose grandi. Utili. «Perché da soli non ce la si fa», dice Pisapia: «Sono gocce, e a Milano sono tantissime. Non riempiranno il mare, forse, ma possono portare a risultati eccellenti». E non si parli solo di “buona volontà”, continua il sindaco: «Si tratta di buona politica, cioè di gente che lavora per la polis, per il bene comune». Comune, appunto. «Il volontariato fa tanto per la città, e la città deve fare altrettanto queste realtà». Certo i tagli ci sono: 380 milioni in meno nelle casse di Palazzo Marino si fanno sentire. «Il titolo dell’incontro è un grande sogno. Sarebbe bello, ma qualche sacrificio dobbiamo farlo». Sacrifici, forse. «Ma non si può ridurre il tema al rapporto volontariato-Stato», sottolinea Vittadini. Occorre dare spazio e, se si può, valorizzare quello che c’è, continua lo statistico, lui che è nato, cresciuto, vissuto in una città di grandi aziende che oggi hanno chiuso: Durban’s, Innocenti, Breda… «Dovremmo essere una città del terzo mondo. E invece la città si è rigenerata. È inspiegabile, eppure è accaduto». E accade. Moda, design, comunicazione, finanza: «È una realtà che è venuta su con risposte dal basso, non per volontà politica o amministrativa. E questo anche in ambito sociale». Un benessere che non è arrivato dalle istituzioni. E questo, con la crisi, è ancora più accentuato. Basta guardarci: «Siamo un Paese che nasce dalla convergenza di movimenti popolari. Il “comune” stesso nasce dal mettersi insieme di queste realtà». Frutto di una concezione cattolica di uomo, fatto di cuore e desideri che portano lo sviluppo. «Tra istituzioni e privati occorre un partenariato. Non ci può essere contrapposizione. Ci sono esperienze interessanti da guardare dall’una e dall’altra parte. E su questo bisogna sperimentare forme che valorizzino questa collaborazione».

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