Incidenza della fede nella politica: una possibilità ormai quasi solo teorica

Bellissimo contributo di Aldo Brandirali. (da leggere con attenzione cliccando il primo link)
In particolare mi è piaciuto il nesso con l’Editto di Costantino che, liberalizzando le religioni, rendeva possibile investire la vita politica della fede.
E’ proprio vero che prima di qualsiasi analisi intelligente di una situazione occorre avere chiara un’identità che non può essere un cristianesimo intimistico e avulso dalla vita politica o sociale.
Se la fede (e questo è l’anno della fede) non la facciamo entrare anche nelle scelte politiche, davvero non serve a niente… tutt’al più a spolverarla quando fa comodo.
L’esempio drammatico della Sicilia dovrebbe metterci in allarme e chiederci se davvero crediamo che la fede cristiana che professiamo sia in grado di produrre una socialità vera, bella, giusta, oppure è solo uno slogan.
Che non sia e non sia stato uno slogan lo dimostra per esempio Tommaso Moro o Shabahz Batti che hanno difeso la libertà della propria fede a tutti i costi.
Insomma se non ci saranno persone che hanno chiara l’incidenza della fede nella politica come Brandirali o Batti potremmo fare le analisi anche più intelligenti, ma se facciamo fuori Dio dalle analisi, facciamo fuori anche l’uomo.
Come è chiaro solo se apriamo gli occhi davanti allo sfacelo che le elezioni siciliane hanno fatto venire a galla in modo drammatico.
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