Ho preso uno dei libri che da anni aspettano nello scaffale di esere letti, Controstoria di Luigi Negri e trovo proprio nelle prime pagine due passaggi importanti.
Il primo è una citazione da G. Bernanos, Domenico l’incendiario, pp51-52, che riporto perché descrive un clima culturale e religioso a cavallo tra il XII e XIII sec., che mi pare in alcuni aspetti essere abbastanza simile a quello attuale, fatta salva la contingenza storica diversa :
“Il re di Castiglia invia Diego de Azevedo e Domenico in Danimarca perché vi negozino il matrimonio di suo figlio con una principessa di quel paese. Non ha certo molta importanza che, al termine di questo lungo viaggio, i due ambasciatoria abbiano saputo della morte della principessina. L’avventura, un po’ burlesca, ha un diverso significato. Domenico è ancora sottopriore d’Osma, e già i suoi vincoli sono spezzati. Ha attraversato molti paesi, ha visto la grande miseria della chiesa, i monaci trincerati nei loro connventi, i vescovi inerti o sospetti, impelagati in processi e cavilli, il clero mantenuto in una abietta ignoranza tra gente sempre più raffinata dal progresso materiale e dalla crescente agevolezza della vita, le parrocchie in abbandono, lasciate, dai loro legittimi pastori , in balia di vicari mercenari, la predicazione ridotta a zero, limitata alla recita domenicale dei Credo e dei Pater, o data in appalto ad associazioni laiche senza dottrina, ad oratori da fiera; il papato impotente, sommerso, tradito, costretto ad impegnare la sua ultima truppa, la suprema riserva cistercense ed in questo spaventoso disordine – come lupi attraverso una città saccheggiata – gli apostoli di una strana dottrina, giunta dall’Oriente, e che fanno del diavolo l’uguale e il rivale di Dio [gli albigesi che professavano un insieme di manicheismo, gnosticismo e cristianesimo]”
Non sto qui a sottolineare gli aspetti che accomunano quell’epoca lontana ai nostri giorni se non constatare che l’uomo non è per niente cambiato nei secoli, sempre incoerente, traditore e infedele …
Ma ho citato quel passo per descrivere quale era la situazione all’interno della quale agirono san Francesco e san Domenico, tanto è vero che l’autore commenta così a pag.13 del saggio: “In questo contesto e di fronte a queste sfide, il carisma di Francesco e di domenico è un’esperienza integrale di fede autentica, certificata da un’appartenenza reale alla vita della Chiesa. Questa è la loro grande riforma. Non sono uomini che partono criticando, e questa la grande differenza con l’eresia”.[il grassetto è mio]
So che queste affermazioni sembrano anacronistiche; però noto che una delle cose più facile da fare ai nostri giorni è criticare tutto e tutti senza proporre un’alternativa valida…. che dico… senza proporre almeno una alternativa. E così ci si reputa dignitosi. Io metterei una regola alla convivenza civile: se critichi uno che fa un tentativo dignitoso di affrontare il reale, offri un’alternativa valida, documentabile e credibile, oppure taci.
E anche dentro la Chiesa non credo possa esistere in modo dignitoso un cristianesimo fai da te (molto comodo per chi non ha nessun interesse a impegnarsi con la realtà e la conoscenza dell’esperienza cristiana vissuta). Non mi pare non solo privo di dignità, ma anche sleale l’atteggiamento che parla senza alcuna cognizione di causa.