Mi ha colpito una delle letture della Messa di Domenica scorsa, perché descrive il lavoro incredibilmente doloroso, ma pieno di pace, che Cristo ci ha indicato per realizzare l’unità che è Segno inequivocabile della Sua presenza. Niente di facile quindi, ma tremendamente sofferto e pacificante:
“Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia,
annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace,
e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia.
Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini.
Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito” (Ef.3-13,14)
Questo il prezzo del perdono e dell’unità tra noi.
Per ciascuno di noi il perdono dato o ricevuto è la stessa esperienza di sofferenza o NON E’.
Tutto ciò mi ha ricordato in post di un anno fa circa in cui restavo affascinata dalle oparole del Papa che cito:
Il mistero del male e del perdono.
Ne parla il secondo libro su Gesù del Papa (Gesù di Nazaret, dall’ingresso in Gerusalemme alla Risurrezione) in modo sconvolgente. Il tema è la sofferenza e la preghiera del Getsemani e ci sono queste parole potenti (pag.175):
“Proprio perché è il Figlio, Egli vede con estrema chiarezza l’intera marea sporca del male, tutto il potere della menzogna e della superbia, tutta l’astuzia e l’atrocità del male, che si mette la maschera della vita e serve continuament la distruzione dell’essere, la deturpazione, l’annientamento della vita. Proprio perché è il Figlio, Egli sente profondamente l’orrore, tutta la sporcizia e la perfidia che deve bere in quel “calice” a Lui destinato: tutto il potere del peccato e della morte. Tutto questo Egli deve accogliere dentro di sé, affinché in Lui sia privato di potere e superato.
(…) Gesù è qui “non solo il prototipo in cui l’atteggiamento richiesto all’uomo diventa visibile in modo esemplare … ma Egli è anche e soprattutto il rivelatore, la cui scelta soltanto rende possibile l’opzione umana per Dio Dio in un’ora simile”
(…) possiamo con Pascal in modo tutto personale applicare l’avvenimento del Monte degli Ulivi anche a noi: anche il mio peccato era presente in quel calice spaventoso”
Leggendo questa riflessione si capisce che il perdono cristiano, il perdono che Gesù ci ha offerto, assumendo su di sè tutta la nausea della malizia umana, non può avere una consistenza diversa in coloro che desiderano seguirlo.
Possiamo perdonare veramente solo dopo aver avuto il coraggio di assumere con dolore lancinante tutta la perfidia del male che ci investe… e il perdono avviene solo se si guarda in faccia fino in fondo tutto il male ricevuto, lo si soffre atrocemente dentro di sè, ma misteriosamente… si ama di più il peccatore. Come una mamma ama il figlio. Ma, anche se una mamma rifiutasse il male che le fa il figlio, resta un Dio fatto Uomo che, da uomo, ama ed ha amato fino a sudare lacrime di sangue.
Il perdono cristiano quindi nasce dal dolore e si tramuta in pace.
E’ un Mistero.