Le sentivi verso sera, di sabato, per la Messa vespertina, suonare le campane dei campanili di Ferrara: solenni e magnifiche quelle della cattedrale sulla bella torre di Leon Battista Alberti, e quelle quasi più gentili della Chiesa delle monache di clausura del bel convento di Sant’Antonio in Polesine e via via tutte quelle degli altri numerosi campanili e poi, la domenica mattina: una sinfonia meravigliosa e significativa: poi il terremoto.
Ed ecco ferite nel profondo quasi tutte le chiese della città ed i loro campanili: ora, da quel 20 maggio, solo uno o due li senti suonare quasi flebilmente e timorosi. Gli altri se ne stanno in silenzio in attesa che improbabili veloci interventi li possano riportare all’antico splendore.
Poi nel tanti paesi verso Bologna e Modena e Mantova: chiese crollate molto più numerose di quanto la televisione ci abbia fatto vedere; e i campanili crollati e quelli pericolanti che i vigili del fuoco, con baldanzosi interventi, hanno fatto franare a terra o hanno iniziato a demolire. Nel piccolo paese di Buonacompra la comunità cristiana ha visto crollare la propria chiesa ed ora, lentamente anche il campanile.
Li vedevi, andando lungo le rive del Po o verso Bologna sulle colline, in lontananza, i campanili delle nostre chiese segno di una tradizione secolare che oggi sembrano collassati al suolo come fiori dallo stelo rotto.
Questa la riflessione di Rodolfo; poi, ieri…
Dopo tanto tempo riesco finalmente a parlare con Rodolfo della sua Ferrara e di come ha vissuto lui il terremoto spaventoso che ha distrutto completamente ogni certezza umana.
Tra l’altro mi diceva dello spettacolo desolante dei vigili urbani che portavano giù i campanili di tutte le chiese pericolanti.
Quest’immagine: di esponenti dello stato (di qualunque stato) che trascinano con le funi i monumenti che per secoli sono stati cari ad un popolo mi ha fatto davvero tremare. Un po’ come , al contrario (in quel caso erano i manifestanti del popolo), accadeva per le statue di Stalin o di Saddam Hussein o Gheddafi.
Allora ho pensato alle conquiste della nostra Italia dopo il 1860, che, anche se in ritardo è arrivata a riconoscere la libera Chiesa in un libero Stato; benché un illustre teologo affermasse con decisione che la Chiesa è veramente libera quando si può affermare Libera Chiesa e libero Stato.
Ho pensato alla libertà di questa Chiesa che è il Corpo Mistico di Cristo, cioè la Sua presenza viva in mezzo a noi… ma ne siamo coscienti? Dico: ne siamo coscienti noi, cristiani-cattolici?
Ci rendiamo conto delle conseguenze di questa consapevolezza a livello personale e comunitario? Oppure siamo talmente asserviti allo Stato da guardare malinconicamente degli esponenti di questo stato che per la difesa della salute pubblica trascinano quei ruderi che la nostra identità ormai non riconosceva più come segni di una storia di secoli.
Davanti ad uno spettacolo come questo si può avere una serie di reazioni facilmente immaginabili, ma a me preme dire quella che mi parrebbe la reazione più cristiana: il mio cuore freme al pensare che tutto ciò in cui credo, simboleggiato da quel campanile, sia trascinato via come rudere da uno stato che come tale deve essere laico e quindi indifferente rispetto alle scelte religiose dei cittadini, e non mi accontento del fremito dell’emozione. Occorre ricostruire sulle macerie come fu chiesto dal Crocifisso di san Damiano a San Francesco, occorre ricostruire prima il Corpo mistico di Cristo nella sua identità e sicuramente, in seguito a questo, accadrebbe il miracolo del rifiorire delle cattedrali nel deserto come dopo le invasioni barbariche https://annavercors.wordpress.com/2011/11/21/cosa-resta-quando-tutto-crolla/, quando rinacque la civiltà intorno a quei gruppi di persone che volevano vivere tra di loro la bellezza della vita cristiana . Qualcosa sta già accadendo, grazie a Dio che non manca di suscitare nel cuore dell’uomo questo desiderio di ripresa. Ma solo una coscienza viva ed esplicitata può renderci capaci di non spaventarci davanti al triste spettacolo dei campanili trascinati via in frantumi.
Martina
/ luglio 17, 2012Carissima, l’immagine dei campanili andati in frantumi mi ha scossa profondamente. Mi sono chiesta spesse volte perchè il Signore abbia lasciato che tutto ciò accadesse. I campanili in rovina assomigliano un pò alla coscienza del mondo contemporaneo. Eppure il modo per ricostruire il tutto ci sarebbe: dalle macerie si può rinascere, si deve sempre rinascere. Forse guardando alle macerie ci renderemo finalmente conto che abbiamo ‘toccato il fondo’ e che, per non restare a lambire la polvere, è arrivato il momento di alzare lo sguardo! Ti mando un grande abbraccio
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annavercors
/ luglio 17, 2012temo che il fondo non lo abbiamo ancora toccato…. non c’è limite al peggio…
ma non c’è limite nemmeno alla misericordia di Dio che saprà trarre un bene anche da tutto questo male, soprattutto spirituale e morale.
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