Ripropongo una recensione del vecchio blog che non so se sono riuscita a trasferire anche in questo nuovo:
“Da qualche parte doveva esserci qualcosa di ancora più bello…”
C’è una pagina che pare uscita dal cuore di un mistico…
Di un romanziere che è anche mistico e quindi usa la sua creatività per descrivere un sentimento umanissimo e dolce.
Si tratta del romanzo di C.S. Lewis, A viso scoperto, Jaka Book. E la pagina parla di una fanciulla che, nel mondo antico e fantastico di qualche secolo prima di Cristo, deve essere sacrificata per il bene del suo popolo al misterioso dio della Montagna.
Poco prima del sacrificio la sorella va a consolarla, ma il dialogo prende una piega inaspettata (pag.77 e ss):
“Davvero, Orual, credimi, non sono sicura che questa cui vado incontro sia la morte peggiore” (…)”che cosa avrei avuto da sperare se fossi vissuta? Forse che il mondo – questo palazzo, questo padre – è una perdita così grande? Noi due abbiamo già avuto il massimo della felicità che ci era concessa” (…) ” Da sempre – o per lo meno da che io mi ricordi – ho provato una specie di desiderio di morte”
“Ah, Psiche”, – la interruppi -, “dunque ti ho reso così poco felice?”
“No, no, no” disse. “Non hai capito: non quel tipo di desiderio. E’ proprio nei momenti di maggiore felicità che l’ho provato più intensamente; mi è accaduto in quei giorni felici, quando noi tre stavamo là sulla collina, al vento e al sole… (…) Ti ricordi? Quel colore e quel profumo… e guardare in lontananza verso la Montagna Grigia. E proprio perché era tutto così bello, nasceva in me un desiderio, sempre lo stesso: da qualche parte doveva esserci qualcosa di ancora più bello. Tutto sembrava dirmi: “Psiche, vieni!”. Ma io non potevo andare (non ancora) né sapevo dove andare. Quasi mi faceva male; mi sentivo come un uccello in gabbia, che vede gli altri uccelli della sua specie prendere il volo verso casa”.
(…)
“Orual”, disse rivolta a me con occhi splendenti, “io sto per andare sulla Montagna, non capisci? Ti ricordi come stavamo a guardarla piene di desiderio? tutti quei racconti sulla mia casa d’oro e d’ambra, lassù contro il cielo. dove pensavamo che non saremmo mai potute andare. Il più potente dei re l’ha costruita per me. Se solo tu potessi crederci sorella! No, ascolta: non lasciare che il dolore ti chiuda le orecchie e ti indurusca il cuore…”
“Il mio cuore si è indurito?”
“Non verso di me, né il mio verso di te. Ma ascolta: queste cose sono poi terribili come sembrano? Gli dei vogliono il sangue di un mortale, e dicono anche di quale. (…) hanno scelto me, quella che vi è stata preparata fin da quando era bambina nelle tue braccia, Maia. La cosa più dolce di tutta la mia vita è stato proprio quel desiderio – raggiungere la Montagna e trovare il posto dal quale proveniva tutta la bellezza…”
(…)
“… la mia patria, il luogo in cui avrei dovuto nascere. Pensi che non avesse alcun significato quel desiderio, quella nostalgia di casa? Perché, davvero, ora non mi pare di andare in un luogo qualunque, ma di ritornare a casa. Per tutta la vita il dio della Montagna mi ha corteggiato. Oh, ma guardami almeno una volta prima della fine, e augurami di essere felice. Io vado dal mio innamorato. Non capisci, adesso?”