L’io: “Il desiderio di Verità, l’assurdità, l’irrequietezza, la delusione del dolore..”

Tutto quanto abbiamo e avremmo voluto dirci in questigiorni, dagli accenni iniziali ai brani di evocazione (nonsolo il Miguel Mañara), ma anche le frasi dette, sentite,i personaggi intravisti, la compagnia vissuta, credo possaessere riassunto nelle parole che il Papa ha rivolto ai giovanisvedesi quando è andato in Scandinavia: «Cometutti i giovani del mondo voi siete alla ricerca di ciò che èimportante e centrale nella vita».
Ma uno può dire: «Ame che me ne frega!». E invece no! Secondo la logicasvelata da Il senso religioso,uno cerca, uno ha qualcosadi importante e centrale nella vita, anche se crede di poterlo
negare: ce l’ha – mi spiace – per forza, è una implicazione che nessuno può eludere.
Perché?
perché questa èl’essenza dell’io: si chiama «cuore» (vedo che Il sensoreligioso dovete studiarlo da capo).
«Come tutti i giovani del mondo voi siete alla ricercadi ciò che è importante e centrale nella vita. Nonostantealcuni di voi siano distanti da un centro geografico, edalcuni possano essere lontani dalla fede e dall’affidamentoa Dio, siete venuti qui perché siete veramente alla ricerca di qualcosa di importante su cui basare le vostre vite. Voi volete stabilire salde radici e percepite che la fede religiosa è una parte importante per la vita piena chedesiderate. Permettetemi di dirvi che io capisco i vostriproblemi e le vostre speranze […]. Oggi, giovani amici,desidero parlarvi riguardo la pace e la gioia che possonoessere trovate, non nel possedere ma nell’essere, conoscendouna persona [c’è una persona conoscendo la qualeuno incomincia a sentirsi esistere] e vivendo secondo ilsuo insegnamento [cioè seguendola]. Questa persona èGesù Cristo, nostro Signore e amico. Egli è il centro, ilpunto focale, colui che ci riunisce nell’amore.»
Vorrei che ci richiamassimo a un aspetto particolaredella vita, che comunque di essa rappresenta la punta piùacuta, dopo quel desiderio di verità di cui abbiamo parlato.
Se dovessimo fare una scala di fattori, il primo sarebbe il desiderio di verità, il secondo l’assurdità, l’irrequietezza,la delusione del dolore. Dico che prima viene il
desiderio perché uno, di fronte al dolore, dice: «Ma perché?Non è giusto, perché?!».
Un irlandese mi ha dato questo bel pezzo di Patrick Pearce:
«La bellezza del mondo mi ha reso triste, questabellezza che passerà. A volte il mio cuore si stringe digioia grande nel vedere uno scoiattolo che salta su unalbero o una coccinella rossa su uno stelo o dei piccoliconigli in un campo in una sera accesa da un sole declinanteo una verde collina dove le ombre scivolano lentamente,una quieta collina dove uomini montanari hannoseminato e dove presto raccoglieranno vicino alla portadel cielo, o bambini che camminano scalzi sulle sabbie dibasse maree o che giocano sulle strade nei piccoli paesi diConnect: tutte cose giovani e felici. E allora il mio cuoremi ha detto: “Queste cose passeranno. Passeranno, cambieranno,moriranno, non ci saranno più. Cose chiare everdi, cose giovani e felici”. E io ho proseguito per la miastrada pieno di dolore».
Non si può evitare questo secondo fattore, che è il piùimportante; se non ci fosse il primo, sarebbe il più importante.
Ma è come se per tutti fosse il primo, perché oltre,che cosa si può dire? Oltre, il nostro amico cinese, cosapoteva dire? Sì, la democrazia, il lavorare per il futuro… Ele migliaia di morti schiacciati?
Oltre, che cosa si può dire?
È stato magnifico sentirlo affermare questa essenzadell’uomo che noi abbiamo sempre chiamato «cuore» eche lui stesso ha chiamato «cuore», descrivendolo come noi lo sentiamo, descrivendolo come lo sentivano duemilaanni fa, come lo sentivano ai tempi di Omero e comelo sentiranno fra centomila anni, se il mondo ci sarà ancora.
Siamo stati commossi da questo, siamo stati commossi– come ho accennato ieri – dal suo accenno alla ragionevolezza,all’usare il cuore con ragionevolezza, alla
ragionevolezza come il fiorire del cuore.
Ma che cosasignifica? Così come quando il nostro amico giapponeseci ha ricantato la canzone di Icaro: «Icaro aveva coraggio»,e l’ultima strofa ha riassunto tutta la questione dicendo:
«Icaro è morto, ma noi abbiamo ereditato il coraggio concui sfidiamo il futuro».
Ebbene?
La parola del Papa, molto semplicemente, va al fondodella questione, risponde. Accorgersi della stoffa di questastrada, della natura di questo cammino che porta auna risposta finale, almeno è evitare le incongruenze. Ma il giovane di ieri non era incongruente: è come se a uncerto punto la logica mancasse, venisse meno, fosse chiusa,e tutto quanto lo spazio fosse investito emotivamente:l’amore, la pace, la giustizia, la democrazia, il futuro.
Oddio, ci sembra di essere ritornati all’epoca di Abramo(duemila anni prima di Cristo), quando il sogno della vita, il senso della vita, per della gente ancora “primitiva”,era la discendenza, dove era totalmente eluso ed eliminatoil senso dell’io, la portata dell’io.
! L. Giussani – Cò che abbiamo di più caro)
Lascia un commento

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: