“A proposito della Lega” un po’ di sano realismo non farebbe male

E’ un po’ difficile ottenere chiarezza davanti ai diluvi di invettive, urla, accuse che i mass media ci rovesciano addosso ogni giorno. Io non voglio farmi condizionare da un potere che vuole solo che la gente sia confusa e che pensi secondo quello che decide lui. Voglio pensare con la mia testa e soprattutto usando la ragione, patrimonio comune a tutti gli esseri umani, che a qualcosa deve pur servire!

Per questo mi piacciono le riflessioni di Assuntina Morresi, esperta di bioetica, ma anche di politica e, soprattutto, con una testa che sa ancora usare il cervello. Ecco perché rilancio la sua riflessione davanti alle vicende della Lega, partito che anch’io non ho mai votato, ma certamente la situazione va vista con oggettività e realismo, esaminando quel che sappiamo per certo e quello che appare ed è opinabile, in attesa che siano dei gioudici imparziali  a ristabilire un minimo di verità:

Si può tollerare o no, condividere o meno, insomma, ne possiamo discutere, ma liquidare tutto questo come corruzione è troppo riduttivo, a partire dal piano del reato, innanzitutto, ma anche su quello della democrazia.

Non ho mai votato Lega, non ho particolari simpatie per i leghisti.

Ma in tutta questa faccenda ci sono troppe cose che non tornano.

Cominciamo con Rosi Mauro, la strega da bruciare sul rogo purificatore della Lega.

La puntata di ieri a Porta a Porta è stata quasi imbarazzante: la Mauro ha negato tutto con decisione, chiedendo – giustamente – a chi l’ha letteralmente linciata sui media di portare le prove delle accuse. Mai comprata una laurea, il poliziotto presunto gigolò non è mai diventato consulente alla presidenza del Senato ma è ancora poliziotto, il bilancio del sindacato è pubblico e si può controllare, e via discorrendo.

Ne ha parlato Giuliano Ferrara stasera, su Radio Londra, e io condivido.

E l’insistenza ossessiva e violenta con cui i leghisti chiedono le sue dimissioni, anziché sollecitare innanzitutto un chiarimento sui fatti (insomma, vogliamo controllare la faccenda della laurea e tutto il resto, oppure no?), aumenta i sospetti di un grande regolamento di conti, di una vendetta tanto feroce quanto usuale, purtroppo, nei confronti di un potente tanto invidiato che perde.

Ma c’è di più. A me ha impressionato la faccenda del video girato dall’autista di Renzo Bossi. Un video che non prova assolutamente niente: scusate, ma da quando in qua i rimborsi della benzina – con relativo scontrino – di un dirigente di partito non possono essere pagati dal partito? Saranno quelli del partito a decidere a chi pagare la benzina e le multe, o no?

Io mi chiedo: se Bersani, o Casini, o Di Pietro, prendono una multa per eccesso di velocità mentre vanno a una festa di partito, del loro partito, chi la paga, la multa? E la benzina?

Può essere intollerabile che i figli di Bossi siano diventati dirigenti di partito solo per il cognome che portano. Ma questa è un’altra storia e un’accusa completamente diversa, su cui possiamo discutere.

Ma quando Renzo Bossi era stato “incoronato” big della Lega, fra i suoi sostenitori c’erano proprio Maroni, Calderoli, e tutta la compagnia. Diceva per esempio proprio Maroni di Renzo Bossi “un ragazzo preparato che ha scelto di mettersi in gioco scegliendo la strada meno facile”. Lo si può leggere su Europa, lo riporta Dagospia

Insomma: che i figli di Bossi siano diventati dirigenti della Lega non è una novità scoppiata improvvisamente adesso.

Ma soprattutto, tornando al video: perché mai l’autista si mette a girare video di nascosto? Riprendendo, tra l’altro, un passaggio di mano di alcune banconote, il che non significa assolutamente niente. Se aveva dei dubbi sulla provenienza dei soldi, e sul loro uso, perché non andare dalla magistratura? Un video che spunta proprio, fatalità, adesso. Come gli è venuto in mente?

Leggo adesso sul sito del corriere le cifre addebitate alla famiglia Bossi, nella famosa cartellina “the family”. Si parla di multe per – udite udite – 674.53 euro. Si, proprio così, meno di settecento euro. Di un pagamento di tasse per 1300 euro, di una fattura per il dentista di Umberto Bossi per 1500 euro e di spese mediche per 9901.62 euro.

Questo è l’ordine di grandezza delle cifre, almeno finora.

Che si siano pagate spese personali a Umberto Bossi può essere o no disdicevole o più o meno tollerabile, ma dipende dalle decisioni e dalla sensibilità del partito.

Per esempio, vorrei sapere chi ha pagato le spese mediche di Togliatti, all’epoca.

Se il partito ritiene il proprio leader un patrimonio, può anche decidere e condividere l’idea di sostenerne le spese mediche, specie di quelle entità. Se un partito è di tipo “proprietario”, nel senso che ha un leader con cui c’è una piena identificazione, in cui la militanza si riconosce e si identifica, perché quel leader ha inventato e fondato quel partito e lo ritiene una sua “creatura”, queste cose possono non piacere, ma possono succedere.

D’altra parte, anche Di Pietro, che ha un partito di questo tipo, ha un figlio nel suo partito, e pure eletto.

Si può tollerare o no, condividere o meno, insomma, ne possiamo discutere, ma liquidare tutto questo come corruzione è troppo riduttivo, a partire dal piano del reato, innanzitutto, ma anche su quello della democrazia. Tutti come Travaglio, adesso?

Altro è se invece i soldi del partito sono usati per arricchirsi, per vivere nel lusso, e altro ancora è la faccenda degli investimenti, delle connessioni con la ndrangheta: su tutto questo però io personalmente aspetto che tutte le indagini vere – non quelle giornalistiche – siano concluse, compresi eventuali processi, per dire la mia.

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2 commenti

  1. ErmannoDiSalza

     /  aprile 12, 2012

    Pienamente d’accordo con te….. e sulle considerazioni di Alessandro Sallusti (Il Giornale) sullo squallido video al quale si abbeverano una quantità di mediocri

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