A pranzo con Barabba

Un post del vecchio blog che non so se sia stato trasferito in questo nuovo blog:

Uno degli incontri significativi di Pietro Sarubbi è stato, dopo la lavorazione del Film The Passion di Mel Gibson, una cena  il cui titolo era proprio “A cena con Barabba” e così abbiamo voluto intitolare l’evento della sua venuta tra noi con un cartellone a caratteri cubitali “A pranzo con Barabba” visto che ci incontravamo proprio a pranzo!
Un pranzo semplice ma interessantissimo, durante il quale Pietro non ha smesso per molto di parlare (incredibile come potesse mangiare e contemporaneamente dire quelle cose splendide!)

Eravamo tutti incuriositi dalla sua storia, dalla sua conversione che non è avvenuta di colpo ma è stata il frutto di qualcosa che da tempo maturava nel suo cuore e che ha trovato un momento particolarmente significativo sul set di Mel Gibson che voleva in lui un personaggio che parlasse solo con la profondità del suo sguardo di uomo onesto, ma tradito da mille circostanze contrarie e con la gestualità di chi ha già parlato tanto inutilmente, di chi ha già gridato le sua sete di giustizia per tutta la vita e che ora non ha più parole se non la violenza per esprimersi.
Ci ha ricordato a questo punto che, nel momento della lavorazione del film, il processo di conversione era giunto ad una tale immedesimazione con Barabba che nel mostrare la sua dignità tradita ha avuto in mente un cane rabbioso alla cui impressionante cattura aveva assistito da ragazzino. Da qui l’interpretazione magistrale che poi abbiamo visto durante l’incontro pubblico .
Ci ha poi parlato del rapporto importante con un sacerdote, grande amico di padre Pio e di come sia stato affascinato dalla sua presenza burbera e buona. Ci ha detto dei suoi dubbi davanti alla sua famiglia (allora era a quota tre figli ) nel momento in cui capiva che Gesù lo chiamava ad una conversione, quasi che gli chiedesse di abbandonare tutto quanto aveva costruito in 15 anni di convivenza con Maria e questo per lui era insopportabile. Ma la cosa che gli era capitata sul set era talmente grandiosa che non poteva farla tacere. Ci ha raccontato allora del suo rapporto con don Gabriele (l’autore della postfazione del libro di Sarubbi  “Da Barabba a Gesù, cambiato da uno sguardo”) e di come questo nuovo don gli abbia chiarito che per essere cristiani non è necessario essere preti o religiosi, ma basta proseguire la strada buona in cui il buon Dio ci mette e … le tante cose che via via sta imparando sul cristianesimo che non è soltanto un comportamento etico coerente, ma un amore da seguire in modo appassionato, l’amore di un Dio che non ha esitato a farsi uomo e restare sempre presente insieme a noi. Ci ha parlato della sua infinita ammirazione e devozione per il miracolo grandioso dell’Eucaristia, che ogni volta gli ricorda la sconvolgente ultima cena del film The Passion visto per intero da lui solo alla prima con gli altri attori: e ogni volta che assiste al miracolo della consacrazione lui si sente contemporaneo a quel Gesù dell’Ultima Cena e, in tal senso, ha partecipato con un suo contributo alla mostra sul’Eucaristia che sta facendo il giro dell’Italia in questi mesi dopo il recente congresso eucaristico.
Tante e commoventi le cose che ci ha narrato, ma l’episodio che personalmente mi ha sconvolto fino alle lacrime è stato quello del 5 aprile del 2005: la moglie aveva appena partorito e  cominciava a comparire nelle sale cinematografiche il capolavoro di Gibson. Pietro chiese le chiese se voleva vedere il film  di cui lo stesso Papa Giovanni Paolo II nel colmo delle sofferenze degli ultimi mesi aveva voluto vedere e commentare dicendo:”E’ stato tutto proprio così”.
Maria, la moglie, gli diceva: ”No, ora no! Ho appena partorito. Troppo sangue!” In quel momento lui ha pensato allora che tutto il film era stato la metafora della nascita: Gesù, è il bambino del Padre che viene concepito e vive nella sofferenza  e nel sangue fino al momento della nascita. Come il bimbo, appena nato è tutto una maschera di sangue, ma poi, lavato e pulito, roseo e bello viene portato alla mamma dal viso della quale tutta la sofferenza e la fatica di colpo è sparita in una radiosa serenità e dolcezza; come la radiosità della risurrezione che si vede proprio alla fine del film. Un film che merita di essere visto rivisto e meditato, Ma  merita la lettura anche il libro che ti fa piangere e ridere insieme all’autore che è lo stesso Sarubbi che racconta la sua avventura umana di ricerca e di sofferenza e che solo da pochi anni ha intravisto la strada ed ha finalmente trovato quello che cercava. Grazie al set di un film..
E’ un libro agile che si legge di un soffio e ne consiglio caldamente la lettura: Pietro Sarubbi,  Da Barabba a Gesù – convertito da uno sguardo
“Barabba è così importante in quanto guardato da Gesù, è l’interesse che Gesù ha per lui, per la sua salvezza, che crea il valore. Rappresenta l’uomo della nostra epoca, cinico e peccatore, che riceve lo sguardo illuminante da cristo, ma necessita di tempo per capire, per comprendere il valore della grazia ricevuta e cambiare”
(Da Barabba a Gesù – Convertito da uno sguardo, di Pietro Sarubbi)

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Carlo Candiani ha intervistato Pietro Sarubbi, noto attore di teatro, che ha interpretato Barabba nel film sulla morte di Gesù. E a Radio Tempi racconta come “La passione” di Mel Gibson gli abbia cambiato la vita
 Aprendo il Triduo della Settimana Santa, Benedetto XVI ha detto: «La missione di Cristo era portare in sè tutta la nostra sofferenza, tutto il dramma umano. Egli porta in sè la nostra sofferenza, la nostra povertà e la trasforma secondo la volontà di Dio. E così apre le porte del cielo, apre il cielo».Questa, in sintesi, potrebbe essere la vicenda umana di Pietro Sarubbi, l’attore che ha impersonato Barabba, nel film “La Passione” con la regìa di Mel Gibson, che tanto clamore ha suscitato già dall’ annuncio della sua realizzazione. Una partecipazione al film, quella di Sarubbi, che gli ha letteralmente cambiato la vita. Radio Tempi, l’ha contattato, nella vigilia della Pasqua, proprio per raccontarci la sua conversione attraverso la comunicazione artistica dell’avvenimento cristiano. Ciò che ha raccontato anche nel libro autobiografico appena pubblicato da Itacalibri, “Da Barabba a Gesù. Convertito da uno sguardo”.
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